- Samuel Butler -
"Alpi e Santuari"

"viaggio curioso di un grande scrittore inglese tra valli, campanili e tradizioni"

“…Da Mendrisio raggiungemmo Varese in carrozza attraverso la campagna, passando per Stabbio dove si trovano bagni in estate molto frequentati dagli italiani. La strada è piacevole anche se non tocca punti di particolare interesse. I turisti che scelgono questa strada faranno bene non prendersi dietro sigarette se non vogliono pagare diritti doganali dal momento che alla dogana c’è un funzionario molto severo su quanto è dovuto ai suoi esattori. Mi hanno fatto pagare la dogana per quel mezz’etto di tabacco che avrò avuto in tasca, per non parlare dell’ispezione del bagaglio poco meno che inquisitoria.

        Da Varese proseguimmo direttamente al Sacro Monte lontano 4 o 5 miglia e qualche centinaio di piedi sopra la città stessa. C’è un ottimo albergo, l’hotel Riposo, tenuto dal signor Piotti, vicino alla prima cappella e proprio sotto l’arco che dà nella parte più sacra del monte; è un albergo comodissimo e mai troppo caldo neppure nei giorni della canicola, gode di un panorama stupendo ed è particolarmente adatto come quartier generale.

         Mentre ci riposavamo osservammo i pellegrini che andavano e venivano. Sembravamo tutti contenti e di ottimo umore. Guardammo attraverso la grata la prima cappella e oltre l’arco, con un’ Annunciazione. La Vergine ha un vero lavabo, con catino e brocca e un pezzo di sapone vero. Le pantofole sono disposte in bell’ordine sotto il letto, con le scarpe e se ben ricordo c’è tutto l’arredamento che la ditta Heal & Co. fornirebbe per la stanza da letto di una signora. Forse ho già detto troppo sul realismo di questi gruppi di statue dipinte, ma voglio aggiungere ancora qualche parola che aiuti il lettore a capirli meglio di come appare agli stessi cattolici. Lo scopo è di rendere la scena il più possibilmente viva agli occhi di chi non avrebbe altro modo di figurarsela non avendo viaggiato o non avendo potuto coltivare le facoltà immaginative. Come può un contadino italiano raffigurarsi con un’Annunciazione meglio che non vedendola in questa cappella di Varese? Il buon senso suggerisce o di non parlare affatto dell’Annunciazione ad un contadino o di offrirgli ogni possibilità di concepire l’idea con chiarezza.

         Impagliamo uccelli e altri animali che riteniamo valga la pena esporre in un museo, cerchiamo di dare loro l’aspetto più vivo possibile inserendoli fra cespugli e ciuffi d’erba sullo sfondo di paesaggi dipinti; lo facciamo come l’unico modo per darne l’idea più chiara a chi non li ha mai visti vivi, Al British Museum non c’è gran che spazio per accessori realistici, tuttavia ogni uccello o animale viene imbalsamato in modo da farlo sembrare il più possibile vivo, persino mettendogli occhi di vetro. Riteniamo giusto dare alla gente un’idea precisa di questi uccelli e animali per poi scandalizzarci quando si offre analogo aiuto perché possa raffigurarsi eventi che li riguarda da più vicino di qualsiasi altro della storia del mondo. Un coniglio o un merlo impagliato vanno bene, una Carica di Balaclava impagliata va altrettanto bene, ma una Natività impagliata secondo i canoni protestanti sarebbe offensiva. Al di là del desiderio di aiutare le masse a raffigurarsi in  modo più vivido gli avvenimenti della vita del Cristo, vi è pure, ed evidente, la volontà di attirare la gente offrendogli ciò che chiede. Questo è naturale e legittimo nello stesso tempo. I nostri parroci scelgono i salmi e gli inni più belli per i loro fedeli e in genere si danno un gran daffare per abbellire le loro chiese. Perché la Chiesa di Roma non dovrebbe poter fare la medesima cosa? E se lo fa meglio delle chiesi protestanti la si potrà per questo biasimare ben poco. La gente infatti prova un gran piacere in queste immagini scolpite. Ascoltate gli “Oh bel!” che bisbigliano mentre guardano dentro, una grata dopo l’altra; e di solito più la cappella più sgargiante e più sono contenti. A loro piacciono come da noi piacciono le statue di cera di Madame Tussaud. Si dà per scontato che vengono per adorare le immagini; certamente lo fanno; e non si curano nemmeno molto di nasconderlo. L’autore della guida ufficiale del Sacro Monte di Locarno, ad esempio parla di “solenne coronazione del simulacro ivi venerato” Ma, mi chiedo, come possiamo non adorare le immagini? O non amarle? La reale forma vivente del Cristo sulla terra non era veramente Cristo, non era che l’immagine sotto la quale lo vedevano i suoi discepoli; e di coloro che amiamo non possiamo vedere che una certa rappresentazione appena più versatile e più calda di quella che potrebbe rappresentare un artista. Ma il “loro” più essenziale, non lo vediamo.

     Se tali cappelle abbiano risposto o meno alle aspettative dei loro fondatori è un altro discorso. Hanno certamente rafforzato la Chiesa nelle vicinanze e hanno elargito un’incalcolabile quantità di piacere, ma penso che nel Medio Evo si pretendesse dall’arte più quanto questa possa dare. Speravo che una bella opera d’arte esercitasse un’influenza profonda e duratura sulla vita di chi le viveva intorno. Senza dubbio ha un po’ di influenza, sufficiente a incoraggiare tali opere, tuttavia, credo sia quanto mai effimera.     L’unica cosa che può influenzare positivamente in modo profondo e duraturo l’animo dell’uomo è l’aver avuto buoni antenati per molte generazioni – o, comunque, di risalire a un buon antenato – e vivere tra brava gente.

        Le cappelle di Varese di per sé, a parte il loro contenuto, sono molto belle. Si susseguono l’un l’altra fresche come variazioni di Händel. Ciascuna di esse è un piccolo capolavoro d’architettura, mentre le statue che contengono a volte sono molto belle ma nell’insieme non sono paragonabili a quelle di Varallo. Illustrano i misteri gaudiosi, cioè, l’Annunciazione (subito oltre il primo grande arco), la Visitazione, la Natività,  la Presentazione al Tempio e la Disputa tra i Dottori. Poi c’è un secondo arco oltre il quale troviamo i misteri dolorosi, l’Agonia nell’orto, la Flagellazione, l’Incoronazione di spine, la Salita al Calvario, e la Crocifissione. Oltrepassato un terzo arco si giunge ai misteri gloriosi, la Risurrezione, l’Ascensione, la Discesa dello Spirito Santo e l’Assunzione di Maria Vergine in Cielo. La cappella che suscitò in noi maggior impressione fu quella della Disputa nel Tempio. Gli atteggiamenti e le espressioni dei dottori vi sono mirabilmente rese. Ce n’è uno che doveva essere un ecclesiastico dalle idee aperte, abbonato allo “Spectator”; tiene le braccia incrociate sul petto, la testa sorridente un po’ inclinata da un lato. Sembra dire di non essere disposto a negare che ci possa essere qualcosa di vero in ciò che sta dicendo quel ragazzo, ma sono cosa da poco, dal momento che tutti i punti essenziali sono già stati confutati molte volte; si tratta di cose già viste e riviste, eccetera. Tutti i dottori sono ben riusciti, ma il Cristo è debole, come lo sono Giuseppe e Maria sullo sfondo; in realtà in tutte le cappelle i personaggi cattivi o mondani o indifferenti sono ben fatti, mentre i santi non sono un gran che: evidentemente lo scultore o non li capiva o non li amava e perciò gli riuscirono scipiti; ma l’artista che li ha restaurati recentemente li ha resi ancora più deboli e fatui facendo a tutti quanti un naso rosa.

        Oltrepassata da poco la sesta cappella, la strada fa una curva e tutta quanta la città sulla collina appare alla vista come nel disegno in alto.

        E’ un luogo di singolare bellezza. Vale la pena di venire da lontano per vedere le cappelle, ma questo panorama della città vale ancora di più: qualsiasi edificio situato sulla cima di una collina, di norma, ci piace: è un fatto che dipende dalla nostra natura; è un residuo dello stesso istinto per cui le pecore preferiscono raggrupparsi in cima a un colle; dà un remoto senso di sicurezza, di posizione  vantaggiosa contro il nemico. Agli italiani riesce difficile vedere un posto sopraelevato senza provare il desiderio di metterci sopra qualcosa e raramente hanno ottenuto un risultato migliore di questo Sacro Monte di Varese. Dal momento in cui simile panorama si presenta improvviso svoltando vicino alla settima cappella, o della Flagellazione, non si può più distogliere gli occhi, e pare, come a San Michele, che diventi sempre più bello man mano che si sale; vicino alla cima appare come nel disegno in alto ma in bianco e nero non è possibile rendere adeguatamente la sua estrema bellezza. Di lassù l’interesse si concentra sulle case situate alla rinfusa, sugli allegri colori delle bancarelle dove si vendono collane di perle e altre cianfrusaglie religiose, sullo splendido panorama, e sulla locanda dove si può pranzare ottimamente e, credo, trovare anche un’ottima sistemazione per la notte.

         Il panorama dal balcone della sala da pranzo è magnifico, in alto è riprodotto un disegno della terrazza davanti alla chiesa.

     Qui non c’è nessun edificio paragonabile al santuario di San Michele, e non vi è traccia dello stupendo romanico così imponente nella chiesa del Monte Pirchiriano; l’architettura è recente, e il barocco, per non dire rococo regna sovrano; tuttavia l‘effetto d’insieme della chiesa è buono.

        Il visitatore chieda al sacrestano di mostrargli uno splendido pagliotto, o tavaglia d’altare, ricamato in rilievo, opera del tredicesimo secolo. Così pure dovrebbe allontanarsi un po’ verso Santa Maria dei fiori, per godere della vista della città e della Lombardia. Non credo debba salire più di tanto, a meno non gli piacciano le scalate.

        Il Sacro Monte è una specie di Rosherville Gardens religioso, cioè il posto giusto per trascorrere una bella giornata.

         Per nostra fortuna vi capitammo durante una delle grandi feste dell’anno e non mi azzarderei dire quante migliaia di pellegrini abbiamo visto salire e scendere.

        Si comportavano in modo ineccepibile e nessuno di loro era ubriaco. All’Hotel Riposo un vecchio signore inglese ci disse che c’era stata un’altra festa simile poche settimane prima durante la quale aveva visto un solo ubriaco, un inglese, che continuava ad insultare tutto e tutti e gridava: “Manchester’s the place for me”.

Le processioni erano più belle nella parte più alta della salita; c’erano pellegrini, tutti adornati di piume colorate, e preti e stendardi e musica e porpora e oro e bianco e ottone rilucente contro il cielo azzurro senza nuvole. Il vecchio prete stava ad una finestra per ricevere le offerte dei fedeli mentre passavano; ma mi è sembrato che gli dessero soltanto alcuni bambini di cera. Forse era abituato. Intanto la banda suonava una musica barocca sulla piazzetta barocca e tutto l’insieme era barocco. Era come se il curato di Ladywell avesse annunciato che, invece delle solite funzioni, i fedeli sarebbero andati in processione con le loro carrozze al Crystal Palace, e che la banda aveva provato a lungo “Wait till the clouds roll by” per suonarla poi la domenica come clou della festa.

Il Papa ha emanato un decreto in cui vieta le messe scritte come opere. E’ inutile. Il Papa può fare molto, ma non potrà introdurre musica contrappuntistica a Varese, né niente di più solenne di “la fille de Madame Angot”. E per quanto riguarda le fughe !... Preferirei portare un vescovo inglese alla pantomima del Surrey piuttosto che a una festa al Sacro Monte.

Poi i pellegrini entrarono all’ombra, di un grande macigno dietro il santuario e si sparpagliarono sull’erba per pranzare…”

tratto da
"Alpi e Santuari 
viaggio curioso di un grande scrittore inglese tra valli, campanili e tradizioni"
di Samuel Butler
Edizione Piemme - 1991

Samuel Butler, nato nella contea di Nottingham nel 1835 e morto a Londra nel 1902, 
fu scrittore, saggista, pittore e cultore di musica. 
Alpi e Santuari è il segno del suo grende amore per l'Italia.